Convegni e seminari

SOLVENTI CANCEROGENI E TERATOGENI NEL LAVAGGIO DEGLI ACCESSORI PER LA MODA NELLA ZONA DEL VALDARNO

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Sabato 3 giugno, dalle ore 10 alle 13, si terrà a Montevarchi, presso l’hotel Valdarno, in Via Traquandi 13/15, una tavola rotonda organizzata da “Metal Cleaning & Finishing”, per discutere con gli operatori del settore pubblici e privati sulle possibilità di riconvertire le attività produttive pericolose utilizzando tecnologie a basso impatto ambientale.

In alcune zone delle province di Arezzo e Firenze, in cui si producono accessori per il settore della moda, continuano a essere vendute e utilizzate macchine per lavare i pezzi metallici dopo la pulitura, funzionanti con trielina e nPB (normal propil bromuro), sostanze rispettivamente cancerogene e teratogene.
E’ tecnicamente impossibile rispettare contemporaneamente i limiti di emissione in atmosfera e nell’ambiente di lavoro con questi impianti: non esistono infatti nel mondo sistemi a circuito chiuso che impiegano i suddetti solventi.
Le norme vengono aggirate da alcuni costruttori che propongono macchine spacciate per “circuito chiuso”, ma che in realtà sono ben lontane dal rispettare sia i requisiti di sicurezza previsti dalla norma europea EN 12921-4, sia i requisiti costruttivi minimi previsti al punto m) allegato 1 del dpr 59/13, che riguarda le attività in deroga, tra cui le attività di “Sgrassaggio superficiale dei metalli con consumo complessivo di solventi non superiore a 10 kg/giorno”.
Tali requisiti dovrebbero essere applicati a maggior ragione nelle autorizzazioni “ordinarie”, dlgs 152, art 275, ma in molti casi sono state installate macchine con caratteristiche ben lontane da quelle richieste, contando anche sul fatto che tali autorizzazioni classificano la trielina, sulla base della tabella D, in classe II, anche se sono ormai più di 10 anni che è stata classificata con la frase R 45, diventata ora H350. L’evidente contraddizioni tra l’Allegato 1 alla parte quinta, che utilizza le vecchie tabelle del 1990, e l’Allegato 3 alla parte quinta, che aggancia, giustamente, le sostanze alla loro più recente classificazione tossicologica, sta per essere superata dalla revisione del dlgs 152, che verrà completata entro pochi mesi.
Per quanto riguarda l’nPB, si gioca sul fatto che si tratta di una sostanza non classificata nella citata tabella D, nonostante i suoi ben noti effetti teratogeni (H360FD), per proporla come alternativa alla trielina, “dimenticando” che ai fini delle emissioni la frase di rischio ha lo stesso valore della trielina (vedi 152, parte V, all III, parte 1, art 1, comma 2.1 e 2.2).
Da tempo sono disponibili alternative a basso impatto ambientale (detergenti acquosi, HFE, HFC, alcoli modificati), utilizzate da alcune aziende che hanno effettuato importanti investimenti, subendo la concorrenza sleale di coloro che continuano a utilizzare solventi pericolosi, aggiungendo così il danno economico alla beffa. E’ quindi incomprensibile il motivo per cui la Toscana sia rimasta l’unica zona d’Italia in cui si vendono tuttora macchine funzionanti con trielina e nPB.
Non ci è chiaro se la situazione sia frutto dell’ignoranza degli utilizzatori di queste macchine o della complicità con i venditori, per cui da anni “Metal Cleaning & Finishing” porta avanti una campagna informativa sull’argomento, affinchè nessuno possa dire “non lo sapevo”.
Pur comprendendo le difficoltà degli Enti pubblici preposti al controllo della salute negli ambienti di lavoro e delle emissioni in atmosfera, sempre meno dotati di risorse umane e finanziarie, è auspicabile una maggiore vigilanza e controllo del territorio in questo specifico settore, in quanto sono coinvolti non solo centinaia di lavoratori, che rischiano quotidianamente la loro salute, ma anche i cittadini di quelle zone, che subiscono, senza saperlo, gli effetti della diffusione incontrollata di sostanze molto pericolose.
E’ inoltre auspicabile un’ampia collaborazione da parte dei grandi marchi che producono gli accessori per la moda, in quanto non è concepibile che l’immagine di un settore fondamentale per la nostra economia possa essere offuscata da processi produttivi pericolosi per i lavoratori e per l’ambiente.

Gli argomenti in discussione

  • I risultati dell’indagine svolta da “Metal Cleaning & Finishing” sulle aziende che nel Valdarno svolgono l’attività di pulitura e lavaggio degli accessori per la moda
  • Le tecnologie di pulitura e di lavaggio, la filiera produttiva, il ruolo della subfornitura
  • Le testimonianze dirette delle aziende che svolgono attività di pulitura e lavaggio degli accessori per la moda con cicli a basso impatto ambientale
  • Inquinamento ambientale nella zona del Valdarno: la legislazione italiana sulle emissioni in atmosfera e le applicazioni in materia di lavaggio metalli con solventi
  • Igiene del lavoro nell’impiego di solventi cancerogeni e teratogeni per il lavaggio dei metalli
  • Controllo pubblico del territorio e risorse umane e finanziarie disponibili
  • Normativa tecnica europea EN12921 sulla sicurezza degli impianti di lavaggio
  • Incentivi per gli investimenti nelle tecnologie più pulite
  • La responsabilità sociale delle imprese del settore della moda nell’elaborazione dei processi produttivi pericolosi per i lavoratori e per l’ambiente.

Parteciperanno all’incontro, oltre alle aziende che svolgono l’attività di pulitura e lavaggio degli accessori per la moda, le associazioni industriali e artigianali che rappresentano le aziende del settore, le organizzazioni sindacali di categoria, le associazioni ambientaliste, gli Enti Pubblici competenti in materia di controllo delle emissioni in atmosfera (ARPA e Regione), le Autorità sanitarie che si occupano di Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, i rappresentanti politici degli Enti locali, i costruttori di impianti di lavaggio, i produttori e i distributori di solventi per il lavaggio.

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